Carrozze FS 33.000 “tipo 1940” – Laser

Verso la fine del 2002 la casa artigianale pugliese Laser, che già si era distinta per la riproduzione di numerosi rotabili FS, consegna i modelli in scala H0 (1:87) delle carrozze FS “tipo 1940”: si trattava al vero di una piccola serie di 10 unità (Cz 33.000-33.009), concepite anteguerra ma entrate in servizio subito dopo il conflitto, che avrebbe fatto da prototipo per le successive e ben più note “tipo 1946”, consegnate in migliaia di esemplari a partire dalla fine degli anni ’40.

Si può affermare che, in un certo senso, la riproduzione di tali carrozze non è del tutto inedita: infatti Rivarossi già nel 1947 aveva realizzato alcuni modelli (chiaramente con le caratteristiche costruttive tipiche dell’epoca) le cui fattezze si ispiravano proprio alle “tipo 1940” ma che riproducevano una carrozza mista serie 53.000 e un bagagliaio, entrambi al vero progettati contemporaneamente alle 33.000 ma che, a differenza di queste, sarebbero stati realizzati in un unico esemplare (la carrozza 53.000) o rimasti proprio sulla carta (i bagagliai).

Il modello Laser ha la cassa in resina, materiale tipico di molte produzioni artigianali in quanto consente di economizzare sui costi di produzione rispetto alla plastica, la quale richiede costose attrezzature per lo stampaggio. Purtroppo la resina non sempre è stabile nel tempo, infatti negli anni su diversi esemplari si sono riscontrate deformazioni e rotture. Le forme dei prototipi reali sono comunque rese in modo adeguato, con la caratteristica sagoma del tetto e le nervature sulle fiancate (che al vero avevano lo scopo di irrobustirle), nonché le accentuate rastremature sulle testate, che andavano a interessare anche il finestrino del WC e il corrispondente lato corridoio.

Carrozza 33.000 in livrea castano-isabella, art. 4014/52 - foto da ebay
Carrozza 33.000 in livrea castano-isabella, art. 4014/52 – foto da ebay

In resina sono anche gli arredi interni, mentre altri elementi costruttivi sono in plastica come il telaio, i finestrini, i carrelli, i mantici di intercomunicazione, le scalette: si tratta di componentistica che di lì a poco ritroveremo sulle carrozze “tipo 1946” ACME, marchio in cui la stessa Laser era confluita, curando poi la costruzione di diversi modelli venduti a marchio ACME tra appunto cui tutta la serie delle “tipo 1946” e derivate. Quindi, come al vero le “tipo 1940” hanno fatto da prototipo per le “tipo 1946”, così anche nel modellismo queste “tipo 1940” Laser hanno fatto da prototipo per le “tipo 1946” ACME, uscite poco tempo dopo.

Carrozza 33.000 in livrea castano, art. 4014/51 - foto da ebay
Carrozza 33.000 in livrea castano, art. 4014/51 – foto da ebay

Sono state realizzate nel tempo diverse versioni, tutte ovviamente in tiratura limitata, riproducendo i vari aspetti che queste carrozze hanno avuto nella loro quarantennale carriera, dagli anni ’40 agli anni ’80: abbiamo due unità in livrea castano-isabella di cui una di terza classe (art. 4014/53, marcatura Cz 33.002, ambientabile fino al giugno 1956) e una di seconda classe (art. 4014/52, marcatura Bz 33.000, utilizzabile dal 1956 alla seconda metà degli anni ’60), una in tutto castano (art. 4014/51, marcatura Bz 33.008, ambientabile negli anni ’60), infine due unità in grigio ardesia, entrambe con marcatura UIC e loghi “fumatori/non fumatori”, che le collocano nell’ultimo periodo di servizio tra la seconda metà degli anni ’70 e gli anni ’80 (rispettivamente art. 4014/01, marcatura 50 83 20 48 209-6 Bz, e art. 4014/02, marcatura 50 83 20 48 204-7 Bz).

Carrozza 33.000 in livrea grigio ardesia, art. 4014/02 - foto da ebay
Carrozza 33.000 in livrea grigio ardesia, art. 4014/02 – foto da ebay

Essendo di produzione artigianale, il loro prezzo di vendita è stato sin da subito piuttosto elevato (90 euro) e anche adesso, dato il numero relativamente piccolo di esemplari prodotti e quindi la difficile reperibilità sul mercato dell’usato, le si trova a prezzi non certamente economici. Tuttavia non è molto consigliabile investire nell’acquisto di questi modelli, dati i problemi della resina di cui si è parlato prima: è vero che non tutti gli esemplari ne sono affetti, anzi è possibile trovarne alcuni in ottime condizioni, tuttavia non è garantito che nel tempo non possa manifestarsi qualche problema.
Non resta che sperare che ACME possa riproporle, sulla base delle “tipo 1946”, utilizzando però tecnologie produttive industriali (termoplastica stampata): non è detto che ciò non accada, dato che questa casa ha spesso proposto prototipi, esemplari unici e versioni di nicchia di svariati mezzi.

Infine un cenno a un eventuale utilizzo sul plastico di queste carrozze: al vero erano disperse nella più vasta famiglia delle “tipo 1946” con cui ne condividevano l’utilizzo, in particolare con treni di rango (espressi e rapidi), ma non disdegnando anche servizi più umili (diretti e locali). Le composizioni, come tipico dell’epoca in cui queste carrozze hanno fatto servizio, erano spesso molto variegate e potevano comprendere carrozze di altre tipologie, sia più antiquate (“tipo 1921” e successive), sia più moderne (tutte quelle derivate dalle “1946” fino alle più moderne UIC-X, queste ultime a partire dalla seconda metà degli anni ‘60). Naturalmente, essendo molto poco diffuse (10 esemplari in tutto), è opportuno limitarne la presenza a non più di un esemplare per treno.