Carrozze FS “tipo 1946” – Os.kar

Dopo essere state realizzate, con tutti i limiti del caso, da vari produttori (come abbiamo già visto in un altro articolo) in quella che potremmo definire l’ ”epoca primordiale” del fermodellismo (ossia il periodo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, quando in effetti i modelli ferroviari erano ancora strettamente legati al settore del giocattolo), le carrozze “tipo 1946” sono rimaste per alcuni decenni le grandi assenti del parco FS in scala ridotta, e questo nonostante la loro diffusione al vero. Solo all’inizio del nuovo millennio ne viene annunciata la produzione in scala H0 (1:87) ma, per non farsi mancare nulla, sono due i produttori che decidono di sfidarsi sul tema “1946”, ACME e Os.Kar. Si tratta del primo dei molti doppioni, e in qualche caso anche triploni, che hanno caratterizzato, e continuano a caratterizzare, il panorama fermodellistico italiano degli anni 2000. Il fenomeno, nonostante le tanto decantate teorie sulla concorrenza secondo le quali si sarebbero avuti vantaggi per gli acquirenti con modelli di qualità migliore e a prezzi più bassi, ha portato esattamente nella direzione opposta, con un sostanziale livellamento dei prezzi verso l’alto e una qualità non sempre eccelsa, vuoi anche per la fretta di arrivare per primi sul mercato, con il rischio però di consegnare modelli non esenti da difetti ed errori vari. In questo caso ad arrivare per prime sono state le carrozze ACME, nel 2003, mentre le Os.kar, per alcuni problemi in fase produttiva, sono state messe in vendita solo a partire dall’anno seguente. Di queste ultime ci occuperemo in questo articolo.

Vengono realizzate sia la versione di prima classe serie 13.000 (a 8 scompartimenti) sia quella originariamente di terza classe, poi “promossa” a seconda nel 1956, serie 33.000, entrambe declinate in diverse varianti di livrea che coprono grossomodo tutta la carriera di queste carrozze, dagli anni ’50 sino alla fine degli anni ‘80/inizio ’90, quando al vero vennero ritirate dal servizio.

In particolare la 13.000, di prima classe, è disponibile in livrea castano-isabella con due diverse numerazioni (art. 3104, marcatura Az 13.033, e art. 3106, marcatura Az 13.027), ambientabili nel periodo fine anni ‘50/anni ’60 (la fascia gialla sopra i finestrini a indicare appunto la prima classe è stata introdotta verso la fine degli anni ’50),

Carrozza serie 13.000 in livrea castano-isabella, art. 3104 – foto da ebay
Carrozza serie 13.000 in livrea castano-isabella, art. 3106 – foto da ebay

in livrea castano, anche qui con due numerazioni (art. 3102, marcatura Az 13.030, e art. 3105, marcatura Az 13.026), ambientabili negli anni ’60,

Carrozza serie 13.000 in livrea castano, art. 3102 – foto da ebay
Carrozza serie 13.000 in livrea castano, art. 3105 – foto da ebay

infine in livrea grigio ardesia, sempre con due marcature diverse ma ambientabili in anni diversi (art. 3107, marcatura Az 13.055, ambientabile a fine anni ’60, e art. 3103, con marcatura UIC 50 83 18-38 043-5 A, ambientabile negli anni ’80/primi ‘90).

Carrozza serie 13.000 in livrea grigio ardesia, art. 3107 – foto da hood.de
Carrozza serie 13.000 in livrea grigio ardesia con marcatura UIC, art. 3103

La 33.000 viene proposta in livrea castano-isabella con marcature di terza classe in due numerazioni (art. 3204, marcatura Cz 33.588, e art. 3204.1, marcatura Cz 33.487), ambientabili fino al 1956,

Carrozza serie 33.000 in livrea castano-isabella con marcature di terza classe, art. 3204.1 – foto da lognomo.weebly.com

in livrea castano con marcature di seconda classe in due numerazioni (art. 3202, marcatura Bz 33.754, e art. 3202.1, marcatura Bz 33.381), ambientabili negli anni ’60,

Carrozza serie 33.000 in livrea castano, art. 3202 – foto da ebay
Carrozza serie 33.000 in livrea castano, art. 3202.1 – foto da ebay

in livrea grigio ardesia con marcatura FS in due numerazioni (art. 3207, marcatura Bz 33.547, e art. 3207.1, marcatura Bz 33.481), ambientabili a fine anni ’60,

Carrozza serie 33.000 in livrea grigio ardesia, art. 3207 – foto da ebay

e ancora in livrea grigio ardesia ma con marcatura UIC, sempre in due numerazioni (art. 3203, marcatura 50 83 20-48 393-8 B, e art. 3203.1, marcatura 50 83 20-48 486-0 B), ambientabili dopo il 1982 e fino ai primissimi anni ‘90.

Carrozza serie 33.000 in livrea grigio ardesia con marcatura UIC, art. 3203 – foto da ebay

A queste si aggiunge una versione di nicchia con marcature di terza classe ma in livrea castano (art. 3205, marcatura Cz 33.629), che riproduce un ‘unità a cui tale colorazione era stata applicata sperimentalmente verso la metà degli anni ’50, mentre sarebbe stata adottata ufficialmente solo nel decennio successivo, quando la terza classe era ormai stata abolita.

Carrozza serie 33.000 in livrea sperimentale castano con marcature di terza classe, art. 3205 – foto da lognomo.weebly.com

Infine non può mancare la versione “Treno Azzurro” in livrea blu-celeste (cui avevamo già accennato a suo tempo), ambientabile a cavallo tra la fine degli anni ’50 e i primi ’60, vengono così prodotte quattro carrozze, due di prima classe (Az 13.022 e Az 13.029) e due di seconda classe (Bz 33.627 e Bz 33.790), vendute in un’unica confezione (art. KOF05).

Carrozze in livrea “Treno Azzurro” della confezione art. KOF05 – foto da modelracing.it

La fattura dei modelli, in plastica e prodotti ancora in Italia (successivamente anche Os.kar trasferirà la produzione ovviamente in Cina), è buona e la loro architettura è del tutto analoga a quella delle carrozze “tipo 1959” Rivarossi.
La cassa riproduce con esattezza gli elementi tipici di queste carrozze, come i coprigiunti in rilievo sulle fiancate, i gocciolatoi sui ricaschi del tetto, gli aeratori sopra i finestrini degli scompartimenti (la cui incisione è forse un po’ troppo pronunciata), le carenature sulle testate.
I finestrini sono in plastica trasparente e si fanno notare quelli dei WC (che però avrebbero dovuto essere opachi), con il caratteristico motivo a losanga ripreso dalle carrozze di costruzione anteguerra e che verrà peraltro abbandonato su quelle delle serie successive.
L’arredo interno è ben riprodotto, con i sedili applicati a parte e diversificati a seconda della serie: divani a 3 posti sulle 13.000, a 4 posti sulle 33.000.
Nel sottocassa sono presenti le principali apparecchiature come le casse delle batterie e il cassone del REC, degni di nota anche i carrelli tipo 27, realizzati in modo soddisfacente, anche se con ceppi dei freni un po’ troppo massicci.

Sono forniti da montare vari particolari aggiuntivi, tutti in plastica, tra cui i corrimani in corrispondenza delle porte di salita, quelli presenti nel vano dell’intercomunicante, i respingenti (forniti sia con piatto circolare sia con piatto trapezoidale, quest’ultimo adatto alle carrozze ambientate in epoca più recente), il generatore rotante per la ricarica delle batterie da applicare su un carrello (quello di sinistra guardando la carrozza lato corridoio), la tiranteria di sostegno dei mantici sulle testate e i mantici stessi, ben riprodotti ma purtroppo solo in posizione estesa.

La verniciatura è ben eseguita, con tonalità dei colori sostanzialmente corrette, così come le varie marcature e iscrizioni, sebbene sulle unità in castano-isabella e in castano, o almeno sulle prime versioni consegnate, manchino le ombreggiature rosse delle marcature mentre su quelle grigio ardesia il logo FS “a televisore” risulti un po’ spigoloso e con caratteri leggermente magri.

Sebbene, come abbiamo già detto, queste carrozze siano costruttivamente analoghe alle “tipo 1959” Rivarossi, rispetto a queste appaiono meno robuste, come si nota nel maneggiarle e nello smontarle (fortunatamente lo smontaggio è abbastanza agevole, basta allargare gli incastri che trattengono i vetri al telaio); il telaio in particolare è realizzato in plastica piuttosto flessibile, anche troppo, tanto che le estremità tendono a incurvarsi verso il basso, creando una distanza eccessiva tra i gradini di salita e la soprastante porta.

La scorrevolezza è buona, però quando la carrozza percorre tratti di binario non perfettamente piani si nota un sensibile incremento della resistenza al moto, questo perché i bordini delle ruote vanno a strusciare contro il sottocassa (sulle già citate “tipo 1959” Rivarossi per evitare ciò sono presenti appositi scassi).
I ganci, con innesto a norma NEM 362, sono montati sugli ormai irrinunciabili timoni di allontanamento, che fortunatamente lavorano bene, senza impuntamenti o giochi eccessivi, anche se la flessione delle estremità del telaio porta i ganci più in basso del normale, cosa che con certi tipi di gancio può creare qualche problema (ad esempio urti con le rotaie in corrispondenza degli scambi o sganciamenti in corsa). Purtroppo però, per un palese errore progettuale, nelle curve strette i timoni non riescono ad arrivare a fine corsa poiché le “ali” laterali vanno a interferire con le rastremature del telaio in corrispondenza dei vestiboli. Per ripristinare la funzionalità dei timoni occorre quindi mettere mano al modello.

Un appunto va alla confezione, realizzata interamente in cartoncino e per questo non molto protettiva.

Nelle intenzioni Os.kar avrebbe voluto produrre tutte le versioni delle “tipo 1946”, comprese quelle ristrutturate negli anni ’70-’80, tuttavia l’invasione del mercato da parte delle “1946” ACME, anch’esse proposte in molteplici versioni, ha fatto sì che la casa abbia congelato questi progetti dedicandosi ad altri mezzi.