D445 Lima Expert, parte IV: ritorno (quasi) alle origini

Recentemente Hornby (con la “n”, e non Horby, come a volte viene scritto negli ambienti feramatoriali) ha consegnato alcune nuove versioni della locomotiva Diesel FS D445 in scala H0 (1:87) che, dopo un ventennio di permanenza sotto il marchio Rivarossi (a parte le versioni semplificate per il mercato del giocattolo, sempre rimaste sotto l’egida Lima), torna ora sotto le insegne Lima con il rispolverato marchio Lima Expert.

I modelli realizzati sono tre: la D445 1023 di prima serie del deposito di Bari, in livrea verde magnolia-isabella (art. HL2650), ambientabile negli anni fine ’80-’90, la D445 1081 di terza serie del deposito di Cremona, in livrea beige-arancio viola (art. HL2651), anch’essa ambientabile negli anni fine ’80-’90, infine la D445 1084, ancora di terza serie, del deposito di Siena, in livrea XMPR (art. HL2652), collocabile nel primo decennio degli anni 2000, prima dell’installazione dell’apparato SSC con relative antenne sui ricaschi del tetto.

D445 1023, art. HL2650 – foto da littorina.it

Gli stampi della cassa sono essenzialmente quelli originali della prima edizione del 1984, già all’epoca molto buoni, chiaramente con tutti gli affinamenti intervenuti successivamente, tra cui l’aggiunta di vari dettagli riportati come tergicristalli e corrimani. In pratica si tratta di una riedizione, con piccole migliorie, delle D445 prodotte nel 2010, all’epoca con marchio Rivarossi.
Sul tetto alcune griglie, precedentemente stampate in plastica, sono ora realizzate in fotoincisione mentre sui panconi frontali si fanno notare i piccoli ganci di officina alle estremità, le prese REC maschio e femmina, questa con innesto decisamente grossolano, e, sulle unità di terza serie, i vistosi accoppiatori a 78 poli. I frontali possono essere completati con il gancio realistico e gli accoppiatori pneumatici, previo smontaggio dei ganci modellistici. Questi sono di tipo intercambiabile ma, come già avveniva sulle versioni prodotte 20 anni fa, non hanno il classico innesto a scatto (NEM362), bensì quello a coda di rondine (NEM363), pertanto chi volesse montare ganci di tipo “corto” dovrà procurarsi quelli di tipologia adatta.

D445 1081, art. HL2651 – foto da littorina.it

Da segnalare che, finalmente, è stato approntato un particolare che permette di completare in maniera realistica la parte bassa del frontale: ricordiamo a tal proposito che sui modelli delle Diesel unificate FS la sola Casa che ha intrapreso la realizzazione di questo elemento è stata Os.kar sulle sue D443 e D445, pur con la non felicissima idea dei panconi intercambiabili, mentre tutte le altre hanno semplicemente aggirato il problema proponendo il montaggio dei vomeri spartineve.
La soluzione escogitata da Hornby, pur essendo sempre un compromesso (e non potrebbe essere altrimenti), ci appare comunque preferibile rispetto a quella di Os.kar, anche se rimane in vista un’inevitabile fessura subito sotto i respingenti. Questi ultimi sono di nuovo tipo, ben fatti e correttamente dotati della superficie calpestabile sul fusto.

Purtroppo per i vetri frontali si è utilizzata una plastica trasparente con una tonalità rosata che, se poteva andare bene per i Triplex delle E645-646, non si addice per nulla alle D445, sulle quali il colore è più tendente al blu-violaceo. La magagna, naturalmente, è venuta alla luce solo dopo l’avvio della produzione, Hornby dunque è corsa ai ripari fornendo gratuitamente una nuova serie di vetri frontali, questa volta “neutri”, da sostituire a quelli montati in fabbrica. L’operazione peraltro non risulta molto agevole dato che per il fissaggio il terzista cinese non sempre ha lesinato sulla colla (sui vecchi modelli degli anni ’80-’90 invece i vetri erano semplicemente incastrati) ed è ulteriormente ostacolata dalla presenza dei tergicristalli, anch’essi tenacemente incollati. Insomma, il rischio di fare danni è tutt’altro che remoto… Si sarebbe poi potuto fare un piccolo sforzo in più incidendo o tampografando gli sbrinatori.
La decorazione è ben eseguita, con tonalità dei colori fedeli al reale, e anche i vari loghi e iscrizioni sono realizzati in modo adeguato.

D445 1084, art. HL2652 – foto da littorina.it

La meccanica, con telaio metallico e motore a 5 poli che aziona, tramite trasmissione con snodi cardanici, viti senza fine e ingranaggi, tutti e 4 gli assi, è sostanzialmente analoga a quella delle precedenti edizioni, con funzionamento regolare e buona forza di trazione, grazie anche alla presenza di due ruote dotate di cerchiature di aderenza in gomma. L’impianto elettrico è stato arricchito dalla presa a 21 poli per il decoder e dal vano per l’altoparlante per la sonorizzazione ma, a questo proposito, non riusciamo a capire come mai molti produttori si ostinino a utilizzare l’interfaccia a 21 poli, sviluppata illo tempore da Märklin espressamente per pilotare il motore C Sinus e quindi sfruttata solo parzialmente su tutti gli altri modelli diversamente equipaggiati, anzichè adottare il più moderno standard Plux.
Tra l’altro la presenza della nuova presa per il decoder e del vano per l’altoparlante hanno provocato un leggero rialzo della cassa sui carrelli che, a quanto abbiamo potuto vedere, sembrerebbe più evidente su alcuni esemplari rispetto ad altri. Rimuovendo la copertura dell’alloggiamento per l’altoparlante comunque il problema dovrebbe rientrare o comunque ridursi, ovviamente se non si intende installare il sonoro.
L’illuminazione dei fari frontali è realizzata con gli ormai consueti microled: sulle unità di terza serie, dotate di doppia fanaleria, si accendono sia i fari bianchi in testa che quelli rossi in coda, mentre quella di prima serie, con fari singoli, ha le sole luci bianche di testa, scelta più che condivisibile in quanto al vero le macchine di questa serie, non attrezzate per treni navetta (a parte 9 unità trasformate a fine anni ’90), viaggiavano normalmente in testa al treno.

L’accoglienza di queste nuove D445 negli ambienti fermodellistici non è stata del tutto positiva: gli slittamenti nella consegna dovuti a Brexit-virus-terremoto-inondazione-cavallette ecc. hanno inevitabilmente fatto crescere le aspettative, anche alla luce del livello qualitativo raggiunto negli anni scorsi da Hornby con le varie E636, E645 ed E646. Questo nonostante il produttore avesse dichiarato sin dall’inizio che si sarebbe trattato di una riedizione o poco più, con piccoli aggiornamenti e migliorie.

A peggiorare le cose anche il balletto dei prezzi, con rialzi in corsa nell’ordine del 20%, come avvenuto per le ultime ALn 668: se inizialmente ci si era assestati sui 120 euro, fatto che permetteva, usufruendo di sconti e promozioni offerti dai vari rivenditori, di portare a casa il modello con un centinaio di euro o poco più, adesso il prezzo di listino è arrivato a ben 143,50 euro, a nostro parere inaccettabile trattandosi, come abbiamo detto prima, della riedizione di modelli di un decennio addietro, con stampi delle casse che, pur leggermente rivisitati, risalgono a ben 37 anni fa…
D’accordo la crisi, la Brexit, il virus, il terremoto, le cavallette e via dicendo, ma a nostro avviso per modelli di tal fatta sarebbe stato bene non superare di troppo la soglia psicologica dei 100 euro, e ricordiamo che le versioni “giocattolo” di una dozzina di anni fa, che tolti i dettagli e i vari fronzoli hanno cassa e meccanica analoghe a queste di nuova produzione, all’epoca erano in vendita a una cinquantina di euro o anche meno…

Come se non bastasse, in maniera analoga alle già citate ALn 668 le consegne in un primo momento sono state fatte a macchia di leopardo, e in unione alla furbesca gestione “all’italiana” di alcuni venditori si sono prodotti effetti grotteschi: si è visto di tutto, dai negozi che vendono i modelli senza averli a quelli offerti su ebay prima ancora che arrivassero nei negozi, e a prezzi superiori di una ventina di euro rispetto a quelli di listino. Del resto si sa, oltre a pizza e spaghetti uno dei piatti nazionali che va per la maggiore è pane e volpe…

D445 Lima – parte I: motore G
D445 Lima/Rivarossi – parte II: nuovo millennio, nuova meccanica, nuovo marchio
D445 Lima – parte III: la doppia identità