E326 – ViTrains

Dopo aver trattato in un precedente articolo il modello dell’E326 Rivarossi, parliamo ora dell’analoga riproduzione operata da ViTrains, sempre in scala H0 (1:87). La prima versione viene commercializzata alla fine del 2011, quindi due anni prima rispetto alla concorrente, e riproduce la E326 004 (art. 2200, disponibile anche con decoder, art. 2500), al vero unico esemplare del Gruppo tuttora esistente e conservato presso il Museo Ferroviario di Pietrarsa. In effetti il modello intende riprodurre la macchina proprio in veste museale, sebbene in tali condizioni le sue possibilità di ambientazione su un plastico siano pari a zero dato che non ci risulta sia mai uscita dal museo, nonostante all’epoca del restauro (fine anni ’80) la locomotiva fosse funzionante. Tuttavia, sorvolando su alcune iscrizioni minori, il modello può essere ambientato a fine anni ’70-inizio ’80, ultimo periodo di servizio al vero delle E326 prima del definitivo accantonamento attuato tra il 1979 e il 1982.

E326 004, art. 2200 – foto da littorina.it

La riproduzione è sostanzialmente ben fatta, con cassa in plastica dalle corrette proporzioni e ricca di dettagli, molti dei quali, in metallo o in plastica, da applicare a cura dell’acquirente, anche se a volte con qualche difficoltà data la scarsa precisione delle sedi di innesto. Sugli avancorpi, presso le porte delle cabine, sono presenti le tipiche griglie di protezione, recanti le targhe “Attenzione ai pantografi”, realizzate in metallo e realmente traforate, mentre sul tetto troviamo i pantografi tipo 32 FS, di buona finezza, il separatore D’Arbela e i cavi dell’alta tensione. I vari finestrini hanno vetri a filo cassa e su quelli laterali delle cabine è riprodotto il telaietto che al vero li rendeva scorrevoli, la cui cornice, pur in un apprezzabile color ottone scuro, appare un po’ troppo massiccia, così come troppo massicce risultano le ghiere dei fanali.
I frontali, previo smontaggio dei ganci modellistici (dotati di innesto unificato a norma NEM), possono essere completati con gancio realistico e accoppiatori oltre che con il vomere spartineve.

La parte bassa della locomotiva è ricca di dettagli, tuttavia la coloritura uniforme la fa apparire forse un po’ piatta, sicuramente un po’ di sporcatura ne potrà migliorare il realismo. Sulle ruote motrici, interamente metalliche, è riprodotto il sistema di trasmissione Bianchi “a foglie bloccate”, mentre i carrelli, pur presentandosi ottimamente di fianco, nella parte frontale sono totalmente privi della traversa con i cacciapietre e i captatori della ripetizione segnali in cabina: tale mancanza, a nostro avviso non trascurabile, può comunque essere in qualche modo occultata montando il vomere (ovviamente solo allestendo il frontale in maniera realistica e rinunciando al gancio modellistico).

Le scalette di accesso alle cabine sono fornite in due differenti misure: montando quelle con dimensioni in scala esatta il modello può circolare solo in rettilineo o su curve di raggio superiore a 650 mm mentre con le altre si può scendere fino a 450 mm, senza scalette invece si arriva a 380 mm.

E326 004, art. 2200, vista laterale – foto da littorina.it

La colorazione, nel classico castano-isabella, è ben fatta, con tonalità dei colori fedeli al reale, e i panconi, in rosso segnali, presentano la fascia superiore in castano come al vero, anche se ci sembra che sul modello tale fascia sarebbe dovuta essere un po’ più sottile. Le varie iscrizioni e marcature sono conformi al prototipo reale esposto a Pietrarsa, in particolare la mancanza della lettera “A” in corrispondenza della cabina anteriore, le scritte di servizio bianche anziché gialle e la marcatura frontale, con caratteri di foggia più moderna (introdotti in sede di restauro e differenti da quelli presenti all’epoca del servizio regolare), i quali però hanno un’ombreggiatura nera che non ci pare sia presente sulla locomotiva vera.
Le targhe sui fianchi delle cabine non sono in rilievo ma tampografate, l’effetto è comunque buono.

I vomeri spartineve sono castani mentre la vera E326 004 li ha a strisce giallo-nere: anche questa particolarità è stata introdotta in occasione del restauro e non ci risulta che le E326 in passato li abbiano mai avuti così, a questo proposito ne approfittiamo per fare un appello a Fondazione FS affinché si adoperi a ripristinare in maniera filologicamente corretta i vari elementi fuori ordinanza presenti su questa macchina, rendendoli coerenti con l’aspetto che avevano all’epoca del servizio regolare (vomeri castani, caratteri delle marcature e dettagli minori).

La meccanica sfrutta un telaio metallico con motore a 5 poli in posizione centrale che con due viti senza fine calettate sulle estremità dell’albero aziona, tramite ingranaggi, il primo e il terzo degli assi centrali. Nessuna ruota è dotata di cerchiature di aderenza in gomma, di conseguenza la forza di trazione risulta piuttosto scarsa, nonostante il peso del modello (circa 550 g): probabilmente sarebbe stato opportuno studiare un sistema di appoggio isostatico per sfruttare meglio l’aderenza. Il funzionamento è fluido, la demoltiplicazione però non è molto spinta, tanto che la locomotiva a 12 V viaggia a oltre 160 km/h (in scala), contro i 90 di fine carriera al vero.

Nel 2012 viene prodotta la E326 008 (art. 2201, disponibile anche con decoder, art. 2501), ambientata negli anni ’60 e dotata di compressore meccanico con “biellino” sul lato destro e di altre modifiche di dettaglio come l’eliminazione del separatore D’Arbela sul tetto e delle tubazioni stampate sui panconi frontali (elementi al vero applicati in epoca successiva), le ghiere dei fanali però sarebbero dovute essere in color ottone anziché in alluminio, si fa comunque presto a ritoccarle.

E326 008, art. 2201 – foto da littorina.it

Nella confezione è presente anche un volumetto illustrante la storia delle macchine vere.

Il volumetto incluso nella confezione della E326 008 – foto da ebay

Nel 2013 infine viene consegnata la E326 012 (art. 2199, disponibile anche con decoder, art. 2599) allo stato d’origine nell’effimera livrea castano-grigio pietra, rimpiazzata dopo poco tempo dal castano-isabella: per tale motivo è ambientabile in un periodo piuttosto ristretto tra il 1933, anno della consegna, e la seconda metà degli anni ‘30, quando appunto fu introdotta la nuova colorazione. Anche in questo caso sono state apportate le necessarie modifiche come la riproduzione dei 6 pannelli di ispezione apribili sulla fiancata destra, l’aggiunta dei serbatoi pneumatici sul tetto, lo spostamento in posizione più avanzata delle scalette, con conseguente modifica dei relativi corrimani, l’eliminazione delle reticelle di sicurezza sugli avancorpi, non presenti in origine, o l’aggiunta dei fasci littori sulle testate. Le ghiere dei fanali però continuano ad essere in color alluminio anziché in ottone.

E326 012, art. 2199 – foto da littorina.it

Questi modelli, come i successivi Rivarossi, sembrerebbero aver riscosso un successo di vendite non particolarmente eclatante, frenato dal prezzo esageratamente elevato, superiore ai 300 euro.

E326 006 – ViTrains