E656/E655 Roco – parte I: prime versioni

Intorno alla metà del primo decennio degli anni 2000 negli ambienti fermodellistici scoppia la “fame di Caimani”: con il fallimento del gruppo Lima-Rivarossi infatti i modelli in scala H0 prodotti sino ad allora non sono più reperibili e sul mercato dell’usato raggiungono quotazioni folli. Contemporaneamente si fa sentire la necessità di una riproduzione delle unità di prima serie (001-104) le quali, rispetto alle successive, presentano alcune particolarità mutuate dalle E646 (forma del telaio sotto le cabine, coprigiunti sulla cassa) e di cui erano disponibili solamente i vecchi modelli Lima e Rivarossi concepiti negli anni’70, ormai obsoleti, dato che per le E656 del nuovo corso inaugurato nel 1992 si era puntato su macchine di serie successive.

É l’epoca, nel mercato italiano e non solo, del “vuoto di potere” lasciato dal tonfo di Lima/Rivarossi (nonché dalla sofferta ripartenza sotto l’egida Hornby) e delle guerre tra i vari produttori, quelli storici e quelli emergenti, che porterà (oltre a vari “morti e feriti”) a una sfilza di doppioni se non triploni – spesso affetti da mancanze e imprecisioni varie nella fretta di arrivare per primi e sbaragliare la concorrenza – e al continuo livellamento verso l’alto dei prezzi; del resto il “libero mercato” in cui si raggiunge l’ottimo rapporto tra qualità è prezzo funziona solamente a livello teorico, basandosi sul presupposto che vi sia un numero infinito di produttori e un numero infinito di consumatori di un dato prodotto o servizio… e non è esattamente il caso del mercato fermodellistico, dove i produttori sono pochi e gli acquirenti, in proporzione, meno ancora e in continua contrazione.
Tra i vari campi di battaglia su cui si affrontano gli sfidanti vi è appunto la E656 di prima serie, che nel 2007 viene proposta in contemporanea tanto da ACME quanto da Roco: proprio di quest’ultima parleremo in questo articolo.

In prima battuta la casa austriaca consegna tre unità in livrea d’origine blu orientale/grigio perla: la prima è la E656 077 del deposito di Mestre (art. 62560), ambientata intorno alla metà degli anni ’90 e caratterizzata da alcune peculiarità che venivano introdotte proprio in quell’epoca come gli ammortizzatori antiserpeggio, i pantografi con strisciante piano, le antenne GSM sul tetto o la soppressione delle sabbiere in corrispondenza degli assi intermedi. É però priva dei cassoncini dell’impianto di climatizzazione delle cabine posti sull’imperiale, al vero infatti poteva capitare che le varie modifiche venissero eseguite in tempi diversi, pertanto si potevano vedere macchine in diversi stadi intermedi.

E656 077, art. 62560 – foto da ebay

La seconda E656 consegnata è la 064 del deposito di Roma S. Lorenzo (art. 62561) che presenta tutte le particolarità della precedente 077 ed in più i cassoncini del climatizzatore sul tetto. Inoltre è dotata di respingenti con piatti rettangolari, elemento che la colloca nella seconda metà degli anni ’90.

E656 064, art. 62560 – foto da ebay

A queste si aggiunge la E655 045 del deposito di Mestre (art. 62562), con loghi FS-Trenitalia e che si ambienta negli anni a cavallo del 2005, dopo la trasformazione in E655, effettuata nel 2004, e prima dell’applicazione, qualche anno più tardi, della livrea XMPR.

E655 045, art. 62562 – foto da ebay

La concezione del modello è analoga a quella già ben collaudata delle E636 ed E645/646: le semicasse sono in plastica e riproducono in maniera adeguata l’aspetto del prototipo reale, in particolare si fa apprezzare l’incisione dei vari elementi sul tetto e delle griglie sulle fiancate. L’unica caduta di stile degna di rilievo si ha nelle cornici dei vetri frontali, che appaiono un po’ semplificate e meno massicce di quanto riscontrabile al vero, inoltre è visibile una fastidiosa fessura tra cornice e cassa; anche i tergicristalli appaiono decisamente sovradimensionati e lo stesso si può dire per i fischi sul tetto. Per il resto i vari elementi sui frontali risultano ben realizzati e proporzionati, tra questi spiccano il fregio FS in rilievo e i fanali. Molto ben riprodotti anche i respingenti. I panconi possono essere allestiti in modalità realistica con gancio e accoppiatori pneumatici ed elettrici e vomeri completi. In alternativa può essere montato il gancio modellistico (di tipo intercambiabile con innesto NEM ma privo di timone di allontanamento), in tal caso sono forniti ganci e accoppiatori pneumatici monchi e vomeri dotati di finestra per il passaggio del gancio.

Vista dall’alto della E655 045, art. 62562 – foto da ebay

Gli interni delle cabine sono riprodotti in modo semplificato e in quella anteriore, come consuetudine di Roco, sono presenti i figurini dei macchinisti.
Sui fianchi del telaio sono applicate strisce di carta su cui è stampata la riproduzione della parete del corridoio e di alcune apparecchiature interne, visibili attraverso gli oblò laterali.

Come sull’E636 il cavo AT sul tetto è interrotto in corrispondenza dell’articolazione e i cavi che corrono nella parte bassa sotto il telaio sono stampati insieme alle semicasse, a parte la porzione in corrispondenza dello snodo che è realizzata a parte e applicata sul carrello centrale.
Su questi modelli debuttano i nuovi pantografi Roco tipo 52 FS, molto più fini e realistici dei Sommerfeldt utilizzati in precedenza.

Altra vista della E655 045, art. 62562 – foto da ebay

Le fiancate dei carrelli, sempre in plastica, sono ben incise, e su di esse sono riportati i vari cavi afferenti alle boccole e gli ammortizzatori antiserpeggio; sono inoltre tampografate le targhette indicanti, al vero, la posizione dei motori di trazione. Sulle vele delle ruote è riprodotto il sistema di trasmissione “ad anello danzante”.

Dettaglio della zona centrale della E655 045, art. 62562 – foto da ebay

La meccanica riprende quella della E636: semitelai metallici, motore a 5 poli in posizione quasi centrale e trasmissione tramite alberi con snodi cardanici, vite senza fine e ingranaggi che aziona gli assi dei carrelli estremi (quello centrale è folle). Le due ruote del sesto asse sono dotate di cerchiature di aderenza in gomma per aumentare la forza di trazione, che però risulta dissimmetrica nei due sensi di marcia e penalizzata quando la locomotiva viaggia con la cabina posteriore in testa: per ridurre la dissimmetria si può spostare l’asse con le ruote gommate in posizione 2 o 5, in tal modo aumenta anche il passo elettrico del modello. A margine di questo, ci segnalano che vi sono modelli che anziché avere un unico asse con due ruote gommate hanno invece due assi con una sola ruota gommata, montati sempre alle estremità (posizione 1 e 6).

La parte inferiore della E655 045, art. 62562 – foto da ebay

Il peso, pur elevato (circa 500 g), è inferiore a quello delle E636 (almeno le prime versioni), che superavano i 650 g: questo perché si è sacrificata parte della zavorra per ricavare lo spazio necessario all’alloggiamento di un decoder.

Il funzionamento è molto buono e regolare, anche se la velocità massima è un po’ esuberante e si addice di più a un’E444, avvicinandosi, in scala, ai 200 km/h: poco male, basta non far correre il modello “a tutta birra” o, con alimentazione DCC, programmare opportunamente il decoder.

Anche l’impianto elettrico è analogo a quello della E636 ed è costituito da due circuiti stampati, uno per semitelaio, su cui convergono i cavetti provenienti dalle lamelle di presa corrente sulle ruote dei carrelli estremi e quelli che alimentano i LED per l’illuminazione dei fanali bianchi (il terzo faro è attivabile solo in DCC) e dei faretti rossi. Non manca, ovviamente, la presa per il decoder, del tipo a 8 poli.

La colorazione non presta il fianco a critiche, le tonalità appaiono realistiche e le varie marcature e iscrizioni risultano conformi al vero nella forma e nelle dimensioni. Le targhe non sono in rilievo ma tampografate, con buona nitidezza, e sui fianchi delle cabine, lato macchinista, non manca il disegnino del Caimano, tranne sulla E655 dove è invece presente il logo Trenitalia.

Dettaglio della testata anteriore della E656 077, art. 62560 – foto da ebay

Il nuovo “Caimano” Roco, grazie alle sue qualità (e ad alcune manchevolezze del concorrente ACME), riscuote un ottimo successo, nonostante il prezzo di vendita, tutt’altro che popolare, di quasi 200 euro, corrispondenti, secondo le rivalutazioni ISTAT, a circa 260 euro attuali. Tra parentesi anche la E656 ACME era venduta – guarda caso – allo stesso prezzo…
Tra il 2008 e il 2009 saranno così prodotte ulteriori nuove versioni, che analizzeremo nella prossima puntata.

E656/E655 Roco – parte II: l’invasione dei Caimani
E656/E655 Roco – parte III: ultime battute