Sul finire degli anni ‘70 il mercato fermodellistico italiano era in condizioni depresse e deprimenti, ormai trascurato perché considerato marginale tanto dai produttori nazionali (Lima e Rivarossi) quanto, a maggior ragione, da quelli stranieri. In questo panorama si inserirono diversi produttori artigianali i quali, spesso con mezzi di fortuna, tecnologie rozze e materiali non all’altezza, proponevano modelli italiani, forti del fatto che, in mancanza di meglio, sarebbero stati comunque assorbiti dal mercato, come in effetti è stato.
Uno di questi artigiani era Bettiart, attivo principalmente tra la fine degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80, che realizzò diversi rotabili in scala H0 (1:87) allora, e in parte ancora oggi, del tutto inediti.
Con l’occhio di oggi questi modelli appaiono senz’altro grossolani, quale più quale meno, e con un rispetto delle proporzioni in scala tutt’altro che ineccepibile, ma il loro principale difetto, oltre al funzionamento spesso incerto, era il materiale con cui erano realizzati: poiché la termoplastica avrebbe richiesto attrezzature per lo stampaggio dai costi non alla portata di un piccolo artigiano, Bettiart, come anche altri, scelse una resina affetta però da un “lieve” difetto: era infatti chimicamente instabile, cosa che comportava con il tempo l’inesorabile sgretolamento dei modelli, con buona pace dei proprietari che li avevano acquistati a prezzi non propriamente popolari. In un secondo tempo il produttore adottò una resina di tipo diverso, denominata “Metaplast”, ma fu solo un palliativo perché i modelli continuarono, anche se in misura minore, a sgretolarsi. Per questo motivo i modelli Bettiart giunti integri fino ai giorni nostri non sono moltissimi e in ogni caso se ne sconsiglia vivamente l’acquisto sul mercato dell’usato (spesso, con la scusa del “raro-unico-introvabile” sono in vendita a prezzi spropositati) per non trovarsi poi con cattive sorprese.
In questo articolo faremo una carrellata sui vari modelli prodotti da Bettiart, chiaramente senza la pretesa dell’esaustività; al momento non di tutti è stato possibile reperire fotografie.
Locomotive
Tra le locomotive FS sono state prodotte la E400,
la E424 prototipo (che abbiamo già incontrato in un altro articolo), realizzata clonando una E424 Lima, con le opportune modifiche,
e la E633 prototipo (anche di questa abbiamo già parlato).
Elettrotreni
È nel campo dei mezzi leggeri FS (elettrotreni, elettromotrici, autotreni, automotrici), i grandi trascurati dalla produzione industriale, che Bettiart ha avuto la meglio. Tra gli elettrotreni ha proposto un ETR 250 “Arlecchino”, del quale possiamo apprezzare il tentativo, in realtà non del tutto riuscito, di riprodurre le complesse forme dei frontali,
oltre ai “grandi classici” ETR 200 ed ETR 220.
Elettromotrici e rimorchi
Tra le elettromotrici FS troviamo la E624 serie 001-002 (ancor oggi inedita), prodotta clonando le fiancate e il tetto di una carrozza Rivarossi Bz 31.000 e le porte di una piano ribassato Lima,
la ALe 402, che non può certo dirsi ben riuscita,
e, derivata da questa, la ALe 781,
la ALe 840 con rimorchiata Le 840, invero piuttosto bruttine (sebbene l’incisione dei frontali sia senz’altro migliore delle successive GT),
accompagnate da una rimorchiata Le 640 di discreta fattura (per certi versi anche migliore dell’omologa GT, di poco posteriore), a parte l’errata realizzazione della fiancata destra con il finestrino della cabina di foggia diversa dagli altri, nella realtà presente solo sulla fiancata sinistra,
e la ALe 601 con rimorchio Le 601.
Autotreni
Non poteva mancare l’ATR 100, unico autotreno di serie posseduto dalle FS, proposto in livrea castano-isabella e forse anche in altre coloriture.
Automotrici e rimorchi
Diversi i gruppi di automotrici FS realizzate da Bettiart: le ALb 80 e ALn 80,
le ALb 56, ALn 56 e 556 Breda,
la ALn 880, la ALn 990 OM (serie 3000),
la ALn 772, della quale esiste una versione più “primitiva”, realizzata adattando e assemblando parti di modelli Lima,
e da cui naturalmente è stata derivata anche la particolare automotrice “belvedere” ALTn 444 3001 (al vero un esemplare unico realizzato proprio sulla base di un’ALn 772),
la ALn 773, tutto sommato neppure troppo malvagia, con il rimorchio Ln 664 3500 (stesso stampo e stessi difetti del precedente Le 640, con in più la mancanza della fascia azzurra inferiore),
e della quale esiste anche una (terrificante) versione precedente, molto grossolana, realizzata con un “taglia e cuci” fatto in modo tutt’altro che impeccabile di parti di modelli Lima (si riconosce la parte centrale proveniente da una carrozza tipo Y, mentre le testate sembrerebbero derivate da un’elettromotrice svizzera RBe 4/4),
declinata anche come ALn 873,
fino alle più moderne ALn 668 serie 1200 e 3100 (il modello era venduto con particolari e decals da applicare a cura dell’acquirente per ottenere una o l’altra serie)
e ALn 663.
Ferrovie private
Sempre trascurati dalla produzione industriale, alcuni modelli di ferrovie private erano nel catalogo Bettiart, tra cui un convoglio delle Ferrovie Nord Milano comprendente un’elettromotrice EB 740 con rimorchiate EA 840 ed EB 910 (realizzate clonando parti di carrozze Rivarossi serie 31.000 e 52.000),
ulteriori varianti dell’elettromotrice EB 740 FNM,
un’automotrice della SFB (Strade Ferrate di Biella, esercente la linea Biella-Santhià) della stessa tipologia delle ALb 80, marcata AL 01 (in realtà tale automotrice era classificata ALb 64.36.51, successivamente immatricolata nel parco FS come ALb 80 111),
un’elettromotrice serie 1-10 Breda della SEFTA (in servizio fino ai primi anni ’90 sulla Ferrovia Modena-Sassuolo), realizzata in due varianti di coloritura (bianco-marrone e bianco-blu),
un’elettromotrice della Roma Nord (SRFN), realizzata con parti dell’elettromotrice RBe4/4 SBB Lima.
Tram
Forse meno noti dei modelli ferroviari, Bettiart ha riprodotto anche mezzi tranviari tra cui, giocando in casa, varie elettromotrici romane ATAC e STEFER.
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