Le redivive D341 – parte I: Lima

Nel corso degli anni ’90 il gruppo Lima/Rivarossi porta avanti un piano di recupero e di aggiornamento di modelli in scala H0 del passato, pratica inaugurata a inizio decennio da Lima, all’epoca non ancora acquisita dalla casa comasca, con la D342 e con altri mezzi e che permette di proporre rotabili in linea con le richieste del mercato fermodellistico con investimenti tutto sommato abbastanza contenuti. Infatti la formula prevede il mantenimento delle casse d’origine, arricchite da vetri a filo, se non già presenti, e da particolari vari riportati (corrimani, condotte pneumatiche, ganci ecc.) che, per le locomotive, vengono innestate su una meccanica interamente riprogettata, costruita secondo i dettami delle nuove scuole di pensiero che si affermavano in quegli anni (telaio metallico, trasmissione cardanica).

L’idea riscuote un buon successo, nonostante qualche scivolone iniziale, vedi le E646, e nel tempo sono diversi i modelli riportati a nuova vita: tra quelli FS di maggiore risonanza ricordiamo ad esempio le E632/633, le carrozze “Corbellini” o le D445, tutti mezzi che si prestano bene al restyling essendo stati concepiti sin dall’origine con proporzioni in scala esatta.

A quei tempi le lacune del parco FS in scala H0 sono ancora parecchie e di molti rotabili, anche “importanti”, sono disponibili solo le riproduzioni della vecchia Rivarossi, in scala maggiorata (1:80 circa) e ormai obsolete, che sfigurano accanto a modelli di nuova concezione. É il caso delle locomotive Diesel D341 che, seppur sottoposte negli anni ’80 a qualche piccola miglioria, risentono della loro filosofia progettuale risalente agli anni ’60-’70 e sono oltretutto fuori produzione da tempo. D’altra parte il mercato fermodellistico è in continua contrazione – siamo a fine anni ’90 – e il gruppo Lima/Rivarossi, che evidentemente non naviga in buone acque (di lì a poco si avrà il passaggio di proprietà in favore della famigerata “gestione bresciana”) non ritiene conveniente investire nella realizzazione ex novo di queste locomotive. Si decide pertanto di riesumare le vecchie D341 Rivarossi ammodernandole dove possibile e accettando qualche compromesso dove l’intervento risulti troppo oneroso.

É così che nell’estate del 2000 le redivive D341 fanno il loro debutto, questa volta con marchio Lima: vengono proposte la D341 2001 Breda di prima serie del deposito di Taranto (art. L208676) e la D341 1022 Fiat di seconda serie assegnata a Catanzaro Lido (art. L208677), la prima ambientata, stando alle date di revisione, negli anni ’70, la seconda a fine carriera negli anni ’80. Tralasciando questi dettagli entrambe le macchine si possono collocare senza grossi problemi in un arco temporale che abbraccia gli anni ’70 e gli anni ’80.

D341 2001, art. L208676 – foto da ebay

Trattandosi di un riadattamento, alcune caratteristiche dei vecchi modelli e alcuni difetti rimangono immutati, non essendosi ritenuto opportuno intervenire sugli stampi per ragioni economiche: la lunghezza delle casse è maggiore di circa 5 mm rispetto alla misura in scala esatta (l’altezza e la larghezza invece sono pressoché corrette), mentre l’unità di prima serie ha il particolare sottocassa tra i carrelli non corrispondente al vero. I dettagli riportati sono gli stessi già visti nell’ultima reincarnazione di metà anni ’80 e non proprio finissimi, vedi le trombe e i corrimani frontali e gli appigli sui ricaschi del tetto, mentre i corrimani laterali e quelli d’angolo sulla cassa continuano ad essere semplicemente stampati. Sempre stampati i fischi sull’unità di prima serie, mentre su quella di seconda serie non ci sono proprio (erano spariti quando, negli anni ’80, era stato modificato lo stampo per inserire il terzo faro).

D341 1022, art. L208677 – foto da ebay

Sui frontali è possibile montare il gancio realistico e gli accoppiatori pneumatici, oltre al vomere spartineve, previo smontaggio del gancio modellistico, dotato di innesto a coda di rondine. Anche la parte bassa delle scalette di accesso alle cabine è da applicare a parte: questo particolare è una vecchia conoscenza, era quello realizzato a suo tempo per la già citata E646 Lima, infatti il bordo superiore non si adatta esattamente al profilo del telaio della D341.

I respingenti sono in ottone e sfilandoli è possibile, in modo semplice e rapido, l’apertura del modello: un sogno rispetto a quello a cui siamo abituati oggi (ma che si iniziava a vedere anche a quei tempi), dove, grazie ai maledetti incastri unidirezionali tanto di moda, lo smontaggio di una locomotiva o di una carrozza spesso si trasforma in un intervento lungo, delicato e snervante, nemmeno fosse un’operazione a cuore aperto…

I vetri sono a filo cassa e su quelli frontali sono stampati i tergicristalli e gli sbrinatori, con effetto piuttosto buono.

Vista laterale della D341 2001, art. L208676 – foto da ebay

La decorazione è ben eseguita, le tonalità dei colori sono conformi al vero e le varie targhe e iscrizioni appaiono generalmente fedeli nella forma e nelle dimensioni anche se i caratteri delle marcature frontali, peraltro arricchiti da una fine ombreggiatura nera, risultano un po’ stretti. Degno di nota il sottile filetto rosso che corre al centro della modanatura dell’unità di seconda serie mentre sulle testate sono stati mantenuti i finissimi fregi Breda e FIAT in rilievo. Unico appunto i respingenti, con piatti e steli lasciati in color ottone al naturale e fusti rossi (dovrebbero essere castani sulla 2001 e verdi sulla 1022), in ogni caso non è difficile ritoccarli nelle corrette tonalità.

Dettaglio della fiancata della D341 1022, art. L208677 – foto da ebay

Completamente nuova la meccanica, con il motore a 5 poli Igarashi posto al centro del telaio metallico che, tramite trasmissione con snodi cardanici, viti senza fine e ingranaggi, aziona tutti gli assi. Il funzionamento è buono, anche se la velocità massima, in scala, è più prossima a quella di un’E444 che ai modesti 110 km/h delle D341 vere.

La forza di trazione è abbastanza elevata, grazie al peso del modello (circa 300 g) e alla presenza di due ruote con cerchiatura di aderenza in gomma.

Molto semplice, per gli standard attuali, l’impianto elettrico: non sono ancora i tempi del digitale “di massa” e non vi è alcuna presa per il decoder sul circuito stampato, sul quale convergono i cavetti provenienti dalle lamelle di presa di corrente (su tutte le ruote) e dalle lampadine bianche per l’illuminazione dei fanali.

Altra vista della D341 1022, art. L208677 – foto da ebay

Queste rinnovate D341 riscuotono da subito un ottimo successo, grazie anche al prezzo relativamente contenuto, con sconti e promozioni varie praticate dai vari rivenditori infatti è possibile portarle a casa a cifre che si aggirano intorno alle 130-150.000 lire (circa 100-110 euro odierni, secondo le rivalutazioni ISTAT) rispetto alle circa 175.000 lire di partenza.

Vista la positiva accoglienza, le nostre D341 già l’anno successivo vengono riproposte con differente numerazione e “scambio di serie”: adesso infatti abbiamo una prima serie FIAT, la D341 1004 del deposito di Taranto (art. L208687) e una seconda serie Breda, la D341 2024 di Roma San Lorenzo (art. L208686).

D341 1004, art. L208687 – foto da ebay

Le loro caratteristiche sono del tutto analoghe a quelle delle precedenti, tuttavia si apporta una piccola modifica agli stampi in corrispondenza dei fregi frontali FIAT e Breda con lettere in rilievo, che vengono spianati e poi riprodotti per tampografia, con effetto ancora buono ma a nostro parere inferiore a prima.

D341 2024, art. L208686 – foto da ebay

Ovviamente, essendo nel frattempo subentrata la gestione bresciana, anche il prezzo viene rivisto al rialzo e arriva a toccare le 190.000 lire.

Pochi anni dopo, come noto, il gruppo Lima/Rivarossi verrà acquisito da Hornby e la D341 sarà proprio uno dei primi modelli FS ad essere riproposti, come vedremo nella prossima parte.

Le redivive D341 – parte II: Rivarossi