Locomotiva Gr. 880 FS – Roco

Nel 1992 Roco annuncia la produzione della locomotiva a vapore FS Gruppo 880 in scala H0 (1:87): sono gli anni del (lungo) sodalizio con lo storico importatore Gieffeci, grazie al quale la casa austriaca ha realizzato ottimi e interessanti modelli italiani (E626, D345, E645-646 ecc.). In modo analogo a quanto avvenuto una dozzina di anni prima con la E626, anche questa 880 segna una svolta, si tratta infatti del primo modello di vaporiera FS di produzione industriale con misure in esatta scala 1:87 (escludendo alcune “italianizzazioni” di macchine di provenienza tedesca o austriaca al vero acquisite dalle FS come prede belliche), all’epoca infatti il parco locomotive a vapore FS in scala H0 era pressoché esclusivo appannaggio di Rivarossi i cui modelli, risalenti a decenni addietro, erano costruiti secondo la vecchia scuola, con misure in scala abbondante, e, nonostante vari rimaneggiamenti, erano ormai obsoleti.

880 001, art. 43277 – foto da ebay

La scelta della 880 inoltre si dimostra intelligente per diversi motivi: da un lato infatti questo modello, in ossequio al tacito “patto di non belligeranza” che vigeva all’epoca tra i principali produttori (poi sovvertito dopo il 2000, con le continue ondate di “doppioni” o anche “triploni”), era inedito non essendo mai stato realizzato né da Rivarossi né da alcun produttore industriale (esistevano solo modelli artigianali), dall’altro al vero si trattava di una macchina particolarmente adatta all’esercizio su linee secondarie, come quelle solitamente riprodotte sui plastici, con convogli leggeri, sia passeggeri che merci, oltretutto ambientabile senza grosse modifiche in un lungo arco temporale, dal 1916, anno di consegna dei primi esemplari, ai primissimi anni ’80 e anche oltre, dato che alcune unità sono giunte fino ai giorni nostri, preservate a scopo museale o per l’utilizzo in testa a treni storici.

880 051, art. 43277.1 – foto da ebay

La gestazione del modello è più lunga del previsto, infatti le prime quattro versioni vedono la luce tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994: sono la 880 001 (art. 43277), la 880 051 (art. 43277.1), la 880 045 (art. 43277.2) e la 880.1 “Pessinetto” del Museo Ferroviario Piemontese (art. 43277.3, in serie limitata), che altri non è, al vero, che la 880 045, così riclassificata dal museo stesso all’atto della sua acquisizione verso la metà degli anni ’80, secondo una discutibilissima prassi che ha portato diverse macchine storiche ad avere classificazioni assolutamente fantasiose e altri orpelli (targhe e fronzoli vari) completamente fuori luogo, quando invece, per la preservazione di un mezzo storico, sarebbe doveroso seguire, per quanto possibile, il criterio del restauro filologico. I primi tre modelli sono presentati nello stato dei loro ultimi tempi di servizio (anni ’60-’70) ma sono collocabili anche in epoca posteriore, trattandosi al vero di unità preservate, la 880.1 invece si ambienta dalla metà degli anni ’80 in poi. Ovviamente la 880 045 e la 880.1 MFP non possono coabitare poiché si tratta della stessa macchina rappresentata in anni diversi.

880.1 MFP, art. 43277.3 – foto da ebay

La riproduzione è di ottimo livello: il corpo della caldaia è in metallo, mentre la cabina e le casse dell’acqua sono in plastica e presentano un livello di dettaglio molto buono grazie anche alla presenza di numerosi particolari riportati. Alcuni elementi tuttavia lasciano un po’ a desiderare: in particolare i fanali (da montare a cura dell’acquirente), che riproducono il tipo elettrico, e che si è scelto di non illuminare per non stravolgerne le dimensioni (all’epoca si usavano ancora le classiche lampadine e i condotti luce in plastica, i microLED erano ancora di là da venire) hanno inspiegabilmente una lunghezza eccessiva mentre la forma delle condotte pneumatiche sulle testate non rispecchia quanto riscontrabile al vero, in ogni caso non è nulla di irreparabile, chi volesse migliorare il realismo del modello potrà sempre sostituire questi particolari con altri di conformazione corretta reperibili tra gli aggiuntivi di altri modelli o nella produzione artigianale. Sui primi lotti produttivi inoltre il fischio, per qualche disguido in fabbrica, è montato capovolto, fortunatamente lo si può facilmente smontare e rimontare nel verso corretto.

880 045, art. 43277.2 – foto da ebay

Gli stampi sono congegnati in modo tale da poter riprodurre alcune differenze esistenti tra le varie unità relativamente alla carboniera dietro la cabina, con sopralzo (sulla 045 e MFP 880.1) o senza (sulle 001 e 051), al fumaiolo o alle chiodature sulle casse d’acqua. É ricavato direttamente nello stampo anche il carbone presente nella carboniera posteriore (solo sulle unità con sopralzo) e in quella più piccola posta nella cassa dell’acqua sinistra, con effetto abbastanza realistico. Il fumaiolo presenta sulla sommità la griglia parascintille, purtroppo non traforata. L’interno della cabina è libero da ingombri di parti meccaniche o altro e sono riprodotti vari particolari come tubazioni, volantini, leveraggi e strumentazione, inoltre il soffitto, conformemente al vero, è dipinto in giallo ocra.

Vista dall’alto della 880 001, art. 43277 – foto da ebay

Molto buoni il rodiggio e il biellismo, elementi molto importanti su una locomotiva a vapore: le ruote a razze, in plastica con cerchione metallico, sono molto fini, così come il biellismo, anch’esso in esecuzione mista plastica-metallo, su cui una buona sporcatura gioverà senz’altro al realismo. I cilindri invece sono posizionati un po’troppo verso l’esterno: si tratta di un compromesso necessario per poter garantire la circolabilità su curve di raggio ristretto, la cosa comunque non va a guastare più di tanto l’aspetto del modello.

Vista posteriore della 880 001, art. 43277 – foto da ebay

Il telaio, in metallo, ospita un motore a 5 poli che, tramite ingranaggi, aziona l’ultimo asse, il quale trasmette il moto agli altri due attraverso le bielle. Il funzionamento è buono, sebbene la demoltiplicazione non troppo spinta conferisca alla locomotiva una velocità massima un po’ troppo elevata. Per garantire una presa di corrente ottimale non sono presenti cerchi di aderenza e le ruote dell’asse anteriore sono dotate, sulla faccia interna, di “lenticole” metalliche che però ne vanno a inficiare la trasparenza: sarebbe stato senz’altro meglio studiare una differente soluzione. La forza di trazione di conseguenza non è particolarmente elevata, ma anche al vero le 880 non erano certo dei mostri di potenza e normalmente trainavano convogli piuttosto leggeri.

Fiancata destra della 880 001, art. 43277 – foto da ebay

La coloritura, nel tipico nero con telaio e ruote rossi, è ben eseguita, così come le varie targhe (solo tampografate, non in rilievo) e iscrizioni, tra cui spiccano quelle sui panconi frontali con caratteri di forma fedele al vero e dotate di fine ombreggiatura nera. I cerchioni delle ruote sono ripassati in bianco (i cosiddetti “calzini”, abbellimento fuori norma ma un tempo non infrequente). Chiaramente il tutto ha un aspetto di “nuovo”, come si conviene a macchine appena revisionate o conservate in un museo, una buona sporcatura renderà il modello più “vissuto”.

Fiancata sinistra della 880 001, art. 43277 – foto da ebay

Grazie alle sue ottime caratteristiche la 880 viene accolta positivamente negli ambienti fermodellistici, scatenando però un dilemma su quali carri o carrozze abbinarle, dato che al tempo quelli esistenti e correttamente ambientabili negli anni ’60-’70 erano per lo più o fuori scala o fuori produzione. Il prezzo di vendita è di poco inferiore alle 300.000 lire (circa 250 euro odierni secondo le rivalutazioni ISTAT), all’epoca considerato abbastanza elevato: sono gli anni delle pesanti svalutazioni della Lira, di cui risentono i prezzi dei prodotti di importazione come questo, primi passi di una crisi che perdura ininterrotta ormai da quasi 30 anni.

880 011, sempre art. 43277 – foto da ebay

Nel 2001 vedono la luce tre nuove versioni, tutte con carboniera non rialzata: le prime due, ambientabili negli ultimi anni di esercizio, sono la 880 011 che ovviamente, per non creare confusione, mantiene lo stesso codice articolo della precedente 001 (43277), e la 880 108 (art. 43324) nell’ancora inedita variante con le ruote dell’asse anteriore a vela piena anziché a raggi.

880 108, art. 43324 – foto da ebay

A queste si aggiunge la 880 157 (art. 43279), questa molto di nicchia in quanto riproduce la macchina dopo l’acquisizione, avvenuta nel 1983, da parte dell’associazione francese Chemins de Fer du Brevenne che l’ha impiegata per diversi anni alla trazione di treni turistici sulla linea L’Arbresle – Sainte-Foy-l’Argentière e si presenta con alcune varianti di livrea come le casse dell’acqua e i cilindri in verde scuro.

880 157, art. 43279 – foto da ebay

L’anno successivo vengono consegnati altri due modelli, sempre ambientabili negli anni ’60-’70 ed entrambi con le ruote dell’asse anteriore a vela piena: la 880 019 (art. 43325) con carboniera alta e la 880 023 (art. 43325.1) con carboniera bassa.

880 019, art. 43325 – foto da todocoleccion.net
880 023 (elaborata), art. 43324.1 – foto da ebay

La saga delle 880 a questo punto subisce una lunga battuta d’arresto e solo dopo 15 anni, nel 2017, viene presentata una nuova versione: si tratta della 880 047 con carboniera rialzata (art. 72258), ancora una volta ambientabile negli anni ’60-’70, che si giova di alcune migliorie nell’impianto elettrico, prima fra tutte l’adozione dell’ormai irrinunciabile presa per il decoder, purtroppo però non si approfitta dell’occasione per rivedere alcuni dettagli come i fanali che, con la tecnologia ormai disponibile, si sarebbero potuti illuminare.

880 047, art. 72258 – foto da rail-modelling.com

Tirando le somme di tutta la produzione di 880 Roco realizzata fino ad oggi, possiamo osservare che tutte le unità sono, come abbiamo detto, ambientabili in epoca “recente”, dagli anni ’60 in poi, mancano completamente invece modelli collocabili nei 40 anni precedenti, che si potrebbero facilmente ottenere con poche e semplici modifiche di dettaglio, ad esempio i fanali a petrolio in luogo di quelli elettrici o i fasci littori per ambientazioni anteguerra, pertanto non è escluso che in futuro possano essere prodotte in tale veste.

Sfruttando la meccanica e parte della componentistica della 880, Roco ha realizzato anche le “progenitrici” 875, delle quali ci occuperemo in un altro articolo.