Il buio oltre la… cabina

Nel settore fermodellistico l’avvento dei sistemi digitali, oltre alla possibilità di controllare più mezzi sullo stesso tracciato in modo indipendente l’uno dall’altro, ha permesso di infarcire i modelli con una serie di “effetti speciali” come luci e suoni, nel continuo inseguimento del realismo (e del rialzo incontrollato dei prezzi…). In effetti la vista di un convoglio illuminato che sfreccia nel buio ha sempre avuto un fascino irresistibile e grazie all’evoluzione tecnologica e all’avvento di LED e microLED oggi si tende a illuminare tutto l’illuminabile, tanto che vari produttori realizzano modelli dotati di serie di impianto di illuminazione interna, in aggiunta ai tradizionali fanali di testa e di coda.

Una delle mode che ha preso piede già da qualche tempo negli ambienti fermodellistici è l’illuminazione delle cabine di guida, che sembrerebbe essere divenuta una di quelle caratteristiche quasi irrinunciabili. Spesso infatti sui plastici si vedono convogli in corsa con la loro bella cabina illuminata, e magari con le carrozze al buio, in ossequio al più spinto irrealismo. Irrealismo sì, poiché al vero normalmente i treni viaggiano con le luci interne della cabina spente e il perché è presto detto: il macchinista durante la marcia deve osservare con attenzione la linea e i segnali, quindi la cabina deve essere buia altrimenti l’illuminazione interna crea un riflesso sui vetri tale da ostacolare la visuale verso l’esterno. La cosa può essere sperimentata facilmente da chiunque anche senza indossare i panni del macchinista: si provi, la sera, stando in una stanza illuminata, a guardare fuori attraverso la finestra, si ripeta poi l’esperimento dopo aver spento la luce. Ora, non vogliamo insultare le capacità intellettive di nessuno, tuttavia è lampante che nel secondo caso la visuale sarà nettamente migliore. Lo stesso avviene nella cabina di guida, infatti i macchinisti accendono la luce solo all’inizio e al termine del servizio, in fase di abilitazione o disabilitazione della locomotiva, a volte durante le soste in stazione, per consultare orari di servizio e documenti vari, ma mai in corsa o, in caso di stretta necessità, solo per pochi istanti: basta osservare qualunque treno in orari serali o notturni per avere conferma di ciò.

Chiaramente non intendiamo assolutamente biasimare o stigmatizzare chi si diverte a inserire l’illuminazione nelle cabine dei propri modelli, ma vogliamo semplicemente invitare a non attivarla durante la marcia così da non inficiare il realismo; nelle soste in stazione o in deposito invece, come detto prima, la cabina illuminata ci può stare, magari aggiungendo, se non già presente, il figurino del macchinista, per evitare l’effetto “fantasmi alla guida”…

Cogliamo anche l’occasione per suggerire ai produttori, se non di evitare l’installazione dell’illuminazione di serie in cabina, almeno di renderla facilmente disattivabile, senza doversi imbarcare in non sempre agevoli operazioni di smontaggio e di modifica dei circuiti elettrici: ci possiamo sperare?