“Littorine” Breda Rivarossi – parte I: ALn 556 FS

Nella seconda metà degli anni ’80 Rivarossi decide di produrre i modelli in scala H0 (1:87) delle automotrici FS ALn 56 serie 2000 ed ALn 556 serie 2200, le famose “Littorine” di produzione Breda che, con semplici ricoloriture e minime modifiche di dettaglio, si prestano ad essere realizzate in molteplici versioni non solo FS ma anche di ferrovie private e sono collocabili in un ampio arco temporale, dalla metà degli anni ’30 al principio degli anni ’80.

Non si tratta di modelli del tutto inediti dato che la stessa Rivarossi già nel 1952 aveva in catalogo automotrici le cui fattezze ricordavano appunto, pur con tutti i limiti e le approssimazioni tipiche dell’epoca, quelle delle “Littorine” Breda, nonostante fossero inspiegabilmente marcate ALn772.

Data la relativa vastità della materia, inizieremo a trattare in questa prima parte i modelli delle ALn 556, primi ad essere arrivati sul mercato, mentre nelle prossime puntate prenderemo in considerazione le ALn 56 e le “Littorine” delle ferrovie private.

Il primo modello ad essere consegnato, nel 1987, è quello dell’ALn 556 2244 (art. 1788), nella classica livrea castano-isabella e ambientabile tra gli anni ’50 e il 1980 circa: la cassa, in plastica, riproduce ottimamente le tipiche forme del prototipo reale, con misure in esatta scala 1:87. I vetri sono a filo cassa e su quelli frontali delle cabine, in corrispondenza delle postazioni dei macchinisti, è presente la riproduzione degli sbrinatori. Il primo finestrino laterale a destra su ciascuna fiancata è accecato e occupato dalla riproduzione del radiatore per il raffreddamento dei motori.

ALn 556 2244, art. 1789 – foto da ebay

Sulle testate si fanno notare alcuni dettagli come i tre bocchettoni per il collegamento dei cavi per il comando multiplo di due unità, le testate degli accoppiatori pneumatici disposte verticalmente, il gancio realistico, correttamente privo del tenditore, le maniglie sotto i respingenti, a dire il vero un po’ sovradimensionate, e le trombe, anch’esse un po’ abbondanti nelle dimensioni, mancano però i tergicristalli e il fischio. Gli interni sono riprodotti e nelle cabine si fanno notare i cofani dei motori, sui quali sono incisi i portelli di ispezione, e i banchi di comando, sui quali spicca il tipico volante per la selezione delle marce, applicato a parte.

Il telaio è in plastica e per aumentare la massa è presente una zavorra costituita da una lastrina metallica collocata curiosamente sotto il tetto.

Dato il particolare assetto ribassato dell’automotrice, con carenature avvolgenti tutta la parte inferiore, per garantire la circolabilità su curve di raggio ridotto sono stati leggermente ampliati i piccoli smussi delle carenature in prossimità delle testate così da consentire la libera rotazione dei carrelli, i quali a loro volta, come al vero, hanno il perno decentrato.

Per la motorizzazione si utilizza una soluzione particolare, poco invasiva e quasi invisibile dall’esterno: un piccolo motore di produzione Bühler è montato direttamente su un carrello e ne aziona entrambi gli assi. La demoltiplicazione è piuttosto spinta, cosa che conferisce all’automotrice una sensibile rumorosità.

Buona la verniciatura, con tonalità dei colori fedeli al vero, tuttavia nella finitura alcuni dettagli vengono trascurati, cosa che non mancherà di suscitare qualche critica negli ambienti fermodellistici: ad esempio, il radiatore non è ripassato in nero ma si presenta nello stesso colore della cassa, le targhe del costruttore presenti sulle fiancate hanno anch’esse lo stesso colore di fondo della cassa, le marcature laterali e frontali sono prive di ombreggiature…

Sulle traverse di testa è presente la marcatura “FS 556” anziché “ALn 556”, molto probabilmente tale particolarità, che al vero caratterizzava diverse ALn 556 (e 56), era riscontrabile sul prototipo reale.

Il frontale della ALn 556 2244, art. 1789 – foto da ebay

Oltre alla 2244 viene prodotta anche la ALn 556 2259 (art. 2462), identica ma priva di motorizzazione. Per l’accoppiamento delle due unità è prevista una barra rigida che si va a innestare in appositi occhielli sul telaio dei carrelli.

ALn 556 2259, art. 2462 – foto da ebay

Il successo di questi modelli è comunque molto buono sia per le ampie possibilità di ambientazione a livello temporale e geografico, sia perché si tratta di mezzi ottimali per l’esercizio su linee secondarie come quelle solitamente riprodotte negli spazi ristretti dei plastici casalinghi.

Nel 1993 vengono consegnate le ALn 556 2327 e 2331 (una sola è motorizzata), vendute in confezione unica (art. 1797) e ambientate negli stessi anni delle precedenti.

ALn 556 2327 e 2331, art. 1797 – foto da ebay

Nel 2004 infine, alla vigilia del fallimento del gruppo Lima/Rivarossi, vengono prodotte le ALn 556 2255 e 2312 (anche qui una sola è motorizzata), vendute anch’esse in confezione unica (art. RT500001) e caratterizzate da alcune migliorie nella meccanica, nella finitura (marcature ombreggiate, radiatori ripassati in nero) e nei dettagli (tendine ai finestrini). Anche queste nuove unità si ambientano negli stessi anni delle precedenti.

ALn 556 2255 e 2312, art. RT50001 – foto da ebay

“Littorine” Breda Rivarossi – parte II: ALn 56 e ALb 56 FS
“Littorine” Breda Rivarossi – parte III: private e curiosità