Quello sporco trenino

É cosa risaputa che molti fermodellisti, nella ricerca del maggiore realismo possibile, si divertono a sporcare e invecchiare i propri rotabili. “Invecchiamento” e “sporcatura” spesso sono usati come sinonimi anche se, a livello concettuale, c’è una differenza che viene meglio sottolineata dai modellisti americani, i quali parlano di “weathering” per evidenziare il degrado dovuto agli agenti atmosferici (sbiadimento della verniciatura, ruggine ecc.), distinguendolo dal “dusting” che invece indica l’accumulo di sporcizia di varia natura (polvere, chiazze di olio o grasso e così via). Chiaramente combinando le due cose si possono ottenere tutti gli effetti desiderati, dal mezzo nuovo di fabbrica appena messo in servizio al rotabile fortemente degradato e ricoperto da strati e strati di sporcizia.

Ora, limitandoci allo stile italiano, a volte si vedono modelli ambientati in epoche non recenti, fino agli anni ’80-’90, sui quali si calca eccessivamente la mano sia con il “weathering” sia con il “dusting”, nemmeno fossero reduci dalla Parigi-Dakar. Purtroppo, un po’ come avviene per la luce in cabina di guida, anche qui la ricerca del realismo può portare a risultati poco realistici. É vero che negli ultimi 20-25 anni ci siamo abituati – nostro malgrado – a vedere sempre più di frequente rotabili in condizioni estetiche deplorevoli, a parte quelli destinati ai servizi di punta, ma è vero anche che non è sempre stato così: come ricorderà chi c’era allora, grossomodo fino alla metà degli anni ’90 i mezzi FS generalmente apparivano, a livello estetico, ben tenuti, compresi quelli più vecchi e prossimi alla radiazione.
Tutto ciò si spiega con una serie di fattori tra loro interagenti: in passato in genere le percorrenze tra gli intervalli manutentivi erano minori ed era possibile contare su una maggiore presenza di personale addetto alla manutenzione, di conseguenza pulizie e ritocchi estetici erano più frequenti. Inoltre si impiegavano vernici più resistenti, a base di piombo, messe giustamente al bando negli anni ’90 per problemi di tossicità e sostituite da quelle a base d’acqua, meno nocive ma anche meno durevoli.

Firenze, 4/1994
Milano C.le, 8/1992
Monza, 4/1992

Ad aggravare la situazione ci si sono messi, dopo la metà degli anni ’90, oltre ai vari e ripetuti tagli al personale e alle risorse finanziarie, anche l’odioso e vergognoso fenomeno dei graffiti, che per varie ragioni non si è mai voluto sanare, e la successiva adozione, dopo il 2000, di pellicole antigraffiti in plastica che, per le loro caratteristiche intrinseche e per la modalità di applicazione non sempre impeccabile, tendono a degradarsi molto rapidamente. In aggiunta si sono adottate livree come l’XMPR a dominante bianca, dove anche un minimo di sporcizia risulta particolarmente evidente. Il risultato di tutto ciò e stato un generale scadimento dell’aspetto di molti rotabili, che appaiono sporchi e trasandati o, come direbbero in America, “dusted” e “weathered”.

Milano Greco, 4/2013
Milano Greco, 4/2015
Monza, 3/2014

Con tutto questo discorso, e premesso che ciascuno può praticare il modellismo come meglio crede, vogliamo invitare chi ha scelto come epoca di riferimento il periodo che va fino alla metà degli anni ’90 a non eccedere nelle sporcatura e nell’invecchiamento dei rotabili, ma a preservare le casse in condizioni “decorose”, concentrando gli interventi sul tetto e sui carrelli, zone che normalmente, per evidenti ragioni, non venivano pulite e dove si accumulava la maggior parte dello sporco. Ciò chiaramente è riferito principalmente ai mezzi di trazione e alle carrozze, mentre i carri merci solitamente sono sempre stati poco curati, visto anche l’uso cui sono destinati.