E432 – Rivarossi

Sul finire del primo decennio degli anni 2000 gli ambienti fermodellistici sono pervasi da un certo “fervore trifase” e i grandi produttori, che storicamente avevano da sempre aborrito l’idea di realizzare modelli di locomotive trifase FS, a parte la E432 ventilata da Roco negli anni ’80 ma subito abortita, mettono in cantiere alcune riproduzioni in scala H0 di queste storiche e caratteristiche macchine, vuoi per sondare il terreno in un settore sino ad allora del tutto inesplorato e di esclusivo appannaggio degli artigiani, vuoi perché risultate appetibili a seguito di indagini di mercato. Sono anche gli anni delle guerre commerciali tra le varie case, l’obiettivo è arrivare per primi e “distruggere” gli avversari, costi quel che costi, e pure in questo caso non può mancare il “doppione”: da un lato infatti Roco riesuma l’antico progetto della E432, tenuto in congelatore per un quarto di secolo, che vede finalmente la luce nel 2010 (ne abbiamo parlato in passato), dall’altro Hornby, con il marchio Rivarossi, propone anch’essa la E432, la quale però arriva nei negozi circa un anno dopo rispetto alla concorrente.

Le versioni prodotte sono due: abbiamo innanzitutto la E432 031 nell’originaria livrea nera (art. HR2197) ma già dotata di fanali elettrici e priva di fasci littori sui frontali, ambientabile dunque negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale. Per inciso, è la stessa numerazione adottata anche da Roco per una delle sue versioni nere.

E432 031, art. HR2197 – foto da littorina.it

A questa si affianca la E432 033 nella classica colorazione castano-isabella (art. HR2191, disponibile anche in versione DCC Sound, art. HR2192), che si colloca, stando alle date di revisione riportate sulla macchina, negli anni ’70, ultimo periodo di esercizio della trazione in corrente alternata trifase che, come noto, è stata abbandonata nel maggio 1976. Tralasciando questi dettagli l’ambientazione può essere retrodatata senza troppi problemi agli anni ’50-’60.

E432 033, art. HR2191 – foto da littorina.it

La cassa è in plastica e costituita da tre parti, ossia il corpo centrale e i due avancorpi, fissate al telaio, una volta tanto, non con i soliti maledetti incastri unidirezionali, difficili da sganciare e facili a rompersi, ma con le semplici, tradizionali e robuste viti, cosa che facilita lo smontaggio e preserva l’integrità del sistema nervoso di chi si accinge a mettervi mano.

Purtroppo non si può avere tutto e infatti tra cassa e telaio rimane in vista una fessura: a livello estetico non è il massimo ma, alla normale distanza di osservazione, è ancora tollerabile (si è visto di peggio).

E432 033, art. HR2191, fiancata sinistra – foto da littorina.it

Numerosi sono i particolari, sia stampati che riportati, realizzati in metallo o in plastica; questi ultimi risultano piuttosto fragili, specie quelli di minori dimensioni. Non tutti i dettagli corrispondono con assoluta esattezza, nella forma, nelle dimensioni e nella posizione, a quanto riscontrabile sulle macchine vere: si tratta di un problema particolarmente sentito sulle locomotive trifase dato che al vero le numerose modifiche apportate nel corso della loro lunga carriera hanno fatto sì che ogni esemplare fosse diverso dagli altri. Se un produttore industriale volesse seguire tutte queste differenze dovrebbe investire cifre insostenibili per approntare stampi con parti intercambiabili ma, non essendo ciò possibile per ovvie ragioni, si preferisce, come in questo caso, fare una “media” allestendo un’unica serie di stampi, con compromessi tutto sommato accettabili.

E432 031, art. HR2197,fiancata destra – foto da ebay

I vetri sono a filo cassa e attraverso quelli laterali è possibile scorgere una sommaria riproduzione delle apparecchiature interne, mentre su quelli frontali lato macchinista sono stati omessi i tergicristalli.

Sul tetto, oltre ai serbatoi dell’aria compressa, che però sarebbero dovuti essere più distanziati, risaltano i caratteristici pantografi, la loro esecuzione però non è del tutto entusiasmante specie per quel che riguarda gli striscianti, che appaiono un po’ troppo semplificati. I tiranti diagonali superiori inoltre sulla versione castano-isabella dovrebbero essere sagomati (ma qui si può chiudere un occhio) mentre i cavi di conduzione della corrente risultano troppo spessi e vistosi. In posizione di riposo poi i pantografi assumono un’irrealistica configurazione a “V” anziché disporsi ben piatti.

E432 031, art. HR2197, parte superiore – foto da ebay

Le scalette di accesso alle cabine sono fissate ai praticabili tramite i relativi corrimani: tale soluzione, se da un lato evita interferenze con il rodiggio in curva, dall’altro risulta ben poco realistica per la conformazione che assumono tanto le scalette quanto i corrimani, che tendono a disporsi in obliquo.

Sulle traverse di testa, previo smontaggio dei ganci modellistici (di tipo intercambiabile con supporto NEM e timoni di allontanamento), possono essere applicati il gancio realistico, in metallo e realmente articolato, e i vari accoppiatori elettrici e pneumatici. Non bellissimi i fanali, sicuramente si sarebbe potuto fare uno sforzo in più per un maggiore realismo. I respingenti sono inutilmente molleggiati, cosa che ne rende il gambo eccessivamente sottile.

E432 033, art. HR2191, testata anteriore – foto da littorina.it

Nella parte bassa spiccano le ruote a razze, tutte in metallo, e la complessa trasmissione a bielle, ben eseguita. I ceppi dei freni sono un po’ troppo discosti dai cerchioni mentre mancano del tutto i cacciapietre, al vero abbastanza vistosi. Da montare a cura dell’acquirente la tiranteria del freno, che però è posizionata un po’ più in basso del dovuto, e la biella di azionamento del compressore meccanico, in metallo, che prende il moto dal primo asse accoppiato sul lato destro ma limita la circolabilità in curva, pertanto può essere posta in opera solo su modelli statici o destinati a viaggiare su impianti con curve di ampio raggio.

E432 031, art. HR2197, fiancata sinistra – foto da littorina.it

Per garantire la circolabilità su curve di raggio ristretto (fino a 360 mm), ed evitare al contempo troppe complicazioni, l’impostazione meccanica è stata variata rispetto alla macchina vera: se su questa ogni asse portante e l’adiacente asse motore vanno a costituire il famoso “carrello italiano” (soluzione progettuale direttamente mutuata dalle locomotive a vapore), sul modello gli assi portanti sono impostati su carrelli monoassiali (i cosiddetti “Bissell”). Lo stesso compromesso era stato adottato anche da Roco sulla sua E432, dall’esterno comunque la cosa è pressoché invisibile, l’unico appunto è dovuto al fatto che i due “Bissell” appaiono un po’ troppo inclinati.

E432 031, art. HR2197, parte inferiore – foto da ebay

Il telaio è in metallo e ospita il motore a 5 poli che tramite vite senza fine e cascata di ingranaggi aziona il primo asse motore, dotato di anelli di aderenza in gomma su entrambe le ruote. Attraverso le bielle poi il movimento viene trasmesso anche agli altri tre assi motori. Il funzionamento è abbastanza buono, con velocità massima corrispondente ai 100 km/h del prototipo reale, ma la forza di trazione è piuttosto scarsa per l’esigua massa del modello, circa 270 g.

L’impianto elettrico è costituito dal consueto circuito stampato su cui convergono i vari cavetti provenienti dalle lamelle di presa corrente (sulle ruote motrici) e dai LED che illuminano i fanali con tonalità bianca o rossa a seconda del senso di marcia (questi ultimi pressoché inutili dato che di norma, quando la macchina viaggiava isolata, si utilizzavano le lanterne portatili in dotazione) e le cabine (sul questo aspetto abbiamo già espresso il nostro parere in un precedente articolo), peraltro prive di arredo interno e di figurini dei macchinisti. La presa di corrente può avvenire anche dalla linea aerea, attivabile tramite un deviatore a slitta situato al di sotto della locomotiva.

Un secondo circuito stampato, posto nell’avancorpo anteriore, ospita l’interfaccia a 21 poli per il decoder, è inoltre prevista la possibilità di montare un altoparlante per la sonorizzazione (già presente di serie sulla versione DCC Sound).

E432 031, art. HR2197, testata anteriore – foto da ebay

La coloritura è eseguita in modo sostanzialmente corretto, con tonalità fedeli al vero, tuttavia le traverse di testa sono in rosso segnali anche nella parte posteriore anziché in rosso vagone sull’unità nera e in castano su quella castano-isabella, ad ogni modo non dovrebbe essere difficile ritoccarle. Le targhe sono riportate, in metallo fotoinciso (è l’epoca in cui Rivarossi aveva deciso di adottare questa soluzione, per poi tornare qualche tempo dopo, per questione di costi, alle tradizionali tampografie), l’effetto è buono purché non siano montate storte e non siano visibili tracce di colla (purtroppo capita, dato che il controllo di qualità presso i terzisti cinesi incaricati della produzione ha generalmente maglie larghissime, ammesso che esista…). Sulla 031 nera è presente, oltre alla targa di immatricolazione, anche quella del costruttore, quest’ultima invece assente sulla 033, conformemente all’epoca di ambientazione.

Buone le marcature frontali, con fine ombreggiatura nera, mentre le iscrizioni di servizio appaiono incomplete: sulla 031 manca la data dell’ultima revisione mentre sulla 033 dovrebbe esserci l’indicazione del deposito assegnatario.

E432 031, art. HR2197, testata posteriore – foto da ebay

Il successo di questi modelli sembrerebbe essere stato tutt’altro che eclatante, frenato da un lato dalla presenza dell’analoga riproduzione Roco, lanciata sul mercato circa un anno prima, e dall’altro da qualche magagna di troppo che risalta spiacevolmente nel confronto con la concorrente, questa pure non del tutto priva di difetti ma anche più costosa: in effetti la E432 Rivarossi costa “solo” 229 euro (corrispondenti a circa 260 euro attuali secondo le rivalutazioni ISTAT) – contro i 320 della Roco – che però schizzano a 339 per quella DCC Sound.

Fatto sta che Rivarossi, almeno fino ad oggi, non ha più proposto ulteriori nuove versioni e, dopo un’ulteriore sortita nel campo del trifase con la E431, ha completamente abbandonato la partita (compresa la ventilata E554), evidentemente per i risultati di vendita non molto incoraggianti, e ha preferito dedicarsi alle sempreverdi locomotive articolate FS, inflazionatissime, modellisticamente parlando, dato il gran numero di riproduzioni disponibili, ma nonostante tutto molto richieste: del resto il tema “trifase” è già alquanto di nicchia e necessita oltretutto di infrastrutture dedicate e non compatibili con i più noti e diffusi mezzi a corrente continua, oltre a porre precisi vincoli cronologici e geografici per un’ambientazione credibile, se poi più di un produttore, come nel caso della E432, realizza lo stesso modello non ci si può certo aspettare chissà quali risposte dal mercato…