Carri tramoggia VFcc 2ª serie – Os.kar

Nel 2018 Os.kar annunciava, parallelamente ad ATM, la produzione, in scala H0, dei carri tramoggia FS a carrelli serie VFaccs la cui gestazione però, per entrambe le case, si è rivelata alquanto travagliata: se i “tramoggioni” ATM hanno visto la luce solo sul finire del 2022, dopo ben 4 anni, quelli Os.kar si sono persi per strada. Probabilmente, per evitare l’ennesimo doppione di cui non si sente assolutamente la necessità, sono state un po’ riviste le carte in tavola e si è deciso di puntare sulle tramogge a due assi serie VFcc e in particolare sulle unità di seconda serie, leggermente diverse da quelle di prima serie realizzate anni fa in kit da TTMkit/Italeri e ancora inedite in scala H0 a livello di produzioni industriali, dato che finora ne esistevano solo riproduzioni artigianali.

Onde evitare possibili fraintendimenti sulle serie costruttive di questi carri, riteniamo utile un rapido excursus sul tema: nel 1952 venne consegnata una prima fornitura di 106 tramogge, classificate in origine Vt 820.300–399 e 820.500–505 (marcatura definitiva 40/42 83 639 6 100–205 VFcc/Fcc) a cui si aggiunsero, nel 1957-59 e nel 1958-60, altri due lotti di 300 unità ciascuno e pressoché identici ai primi, con marcatura Vt 826.100–199, 826.300–399 e 826.500–599 per il primo (marcatura definitiva 40/42 83 639 0 400–699 VFcc/Fcc) e Vt 826.700–799, 826.900–999 e 827.100–199 per il secondo (marcatura definitiva 40/42 83 639 0 700–999 VFcc/Fcc). Tutti questi carri costituiscono quella che andiamo a designare come prima serie.

Carro VFcc di prima serie, con marcatura illeggibile (Bologna Ravone, 18/12/2019)

Tra il 1963 e il 1965 venne realizzata quella che identifichiamo come seconda serie e costituita da 300 carri, marcati in origine Vt 827.300–399, 500–599 e 700–799 (poi 30 83 545 3 000–299 VEdm, marcatura definitiva 40/42 83 639 1 000–299 VFcc/Fcc) che, pur riprendendo l’architettura della prima serie, se ne differenziavano per la tramoggia di maggiori dimensioni e per la lunghezza ai respingenti anch’essa leggermente maggiorata (da 7680 mm a 7740 mm). Questi, come detto prima, sono i carri riprodotti da Os.kar.

Carro 42 83 639 1 093-9 Fcc di seconda serie (Carnate, 5/12/2015)

Nel 1965-66 infine entrò in servizio la terza e ultima serie composta da 520 carri, marcati Vt 827.900–999, 828.100–199, 828.300–399, 828.500–599, 828.700–799, 828.900–919 (poi 30 83 545 3 300–819 VEdm, marcatura definitiva 40/42 83 639 1 300–819 VFcc/Fcc). Esteticamente analoghi a quelli di seconda serie, e quindi dotati anch’essi di tramoggia maggiorata, erano predisposti per l’eventuale applicazione dell’aggancio automatico, cosa che comportò un ulteriore allungamento del telaio, la lunghezza ai respingenti infatti raggiunse gli 8140 mm.

Carro 40 83 639 1 618-3 VFcc di terza serie (Bologna Ravone, 18/12/2019)

Un dettaglio che permette di distinguere a colpo d’occhio la seconda serie dalla terza è la conformazione della scaletta di accesso al terrazzino e il posizionamento dei montanti dei gradini rispetto alle nervature verticali alle estremità del telaio: per meglio cogliere questa particolarità l’immagine sottostante è sicuramente più esplicativa di qualunque descrizione.

I modelli Os.kar vengono commercializzati in confezioni da due unità e sono previste ben 12 confezioni, per un totale di 24 carri: sicuramente l’idea che sta alla base di questo esagerato numero di versioni, con cui si copre tutta la carriera di questi mezzi, è quella di dare la possibilità di formare convogli di più elementi con differenti numerazioni (dando per scontato, come d’uso per tutti i produttori, che gli acquirenti abbiano capacità di spesa illimitate…).

A fine maggio (2023) sono state consegnate tre confezioni: la prima (art. 4350) contiene i carri 40 83 639 1 023-8 VFcc e 40 83 639 1 198-8 VFcc che si ambientano negli anni ’80-’90 e almeno fino ai primi 2000 (successivamente, con il passaggio al “parco commerciale”, la marcatura su molti esemplari è divenuta Fcc) e si presentano nella classica livrea grigio cenere.

Carri della confezione art. 4350 – foto da trenietreni.it

La seconda confezione (art. 4352) contiene i carri Vt 827.300 e Vt 827.534 che si collocano nei primi tempi di servizio e fino al 1968, quando è stata introdotta la marcatura unificata a 12 cifre. La colorazione è sempre in grigio cenere ma ciò suscita qualche perplessità, infatti questi carri, similmente ad altre tramogge FS, in origine rivestivano una tonalità di grigio sensibilmente più scura (a quanto pare designata anch’essa come “cenere”) mentre il grigio più chiaro dovrebbe essere stato adottato negli anni ’70; ancora negli anni ’80 era possibile vedere carri scuri, a volte con “pezze” chiare a seguito di interventi di riparazione.

Carri della confezione art. 4352 – foto da trenietreni.it

Nella terza confezione (art. 4353) si trova una coppia di carri in uso a RFI e dipinti nella vistosa livrea gialla che il gestore dell’infrastruttura, così come varie imprese private, applica ai mezzi d’opera e ai rotabili utilizzati per i treni cantiere. Si ambientano in epoca attuale o comunque non antecedente al 2011 in quanto la denominazione “Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane” che accompagna i loghi RFI posti al centro delle fiancate è stata introdotta proprio in quell’anno.
Inoltre nella parte bassa delle fiancate sono presenti i loghi della ditta A.F.R., che (al vero) ne ha eseguito la revisione e che, stando alle nostre informazioni, è attiva in questo settore proprio dal 2011.

Carri della confezione art. 4353 – foto da trenietreni.it

In luglio sono arrivate tre ulteriori confezioni: nella prima (art. 4351) sono contenuti i carri 40 83 639 1 146-7 VFcc e 42 83 639 1 292-7 VFcc, del tutto analoghi a quelli della confezione 4350 e ambientabili negli stessi anni.

Carri della confezione art. 4351 – foto da trenietreni.it

Nella seconda confezione (art. 4361) troviamo i carri 30 83 545 3 222-1 VEdm e 30 83 545 3 270-4 VEdm la cui marcatura, nella serie VEdm, li collocherebbe tra la fine degli anni ’60 e i primi ‘80, la classificazione VFcc infatti è stata adottata a partire dal 1980. Relativamente alla livrea sorgono le medesime perplessità già espresse riguardo ai carri con marcatura d’origine della confezione 4352, tuttavia ci risulta che a partire dalla seconda metà degli anni ’70 vi fossero carri chiari marcati VEdm, pertanto l’ambientazione si restringe agli anni a cavallo del 1980.

Carri della confezione art. 4361 – foto da trenietreni.it

L’ultima confezione (art. 4359) infine contiene una coppia di carri in uso a RFI, il 42 83 639 1 034-3 Fcc in livrea grigia e il 42 83 639 1 238-0 Fcc in livrea gialla e si possono ambientare a partire dai primi anni 2000 fino ad oggi.

Carri della confezione art. 4359 – foto da trenietreni.it

La riproduzione di questi modelli è molto buona e nella realizzazione è stata utilizzata la plastica per la tramoggia e il metallo per il telaio. Diversi sono i dettagli riportati tra cui i serbatoi e le tubazioni dell’impianto pneumatico del freno, su un terrazzino, e i levaraggi di azionamento delle botole di scarico della tramoggia sull’altro. La ringhiera del terrazzino lato leveraggi è dotata della lamiera battipiede nella parte inferiore, elemento introdotto, a quanto ne sappiamo, nei primi anni 2000 e dunque incoerente sui carri di ambientazione meno recente. L’interno della tramoggia è riprodotto ed è fornita anche una riproduzione del carico di pietrisco in materiale gommoso che consigliamo di rimuovere sia perchè l’aspetto non è dei migliori sia soprattutto perchè la gomma, a contatto con la plastica, potrebbe innescare reazioni chimiche che porterebbero alla “fusione” della plastica stessa (chi possiede vecchi giocattoli con parti in plastica a contatto con parti in gomma ne sa qualcosa…)

Il carico potrà essere convenientemente riprodotto con del vero pietrisco, preferibilmente incollato su una basetta asportabile in polistirolo o plastica o altro materiale al fine di non intaccare il modello.

La colorazione, molto semplice, è ben realizzata, così come le varie marcature e iscrizioni di servizio, al netto dei dubbi sull’esattezza della tonalità di grigio delle versioni ambientate in epoca meno recente.
Per un maggiore realismo sarà bene applicare una buona dose di invecchiamento e sporcatura dato che i carri di questa tipologia, visto il tipo di utilizzo, tendono a degradarsi rapidamente nell’aspetto.

I ganci sono di tipo intercambiabile e montati su timoni di allontanamento, i carri comunque, data la loro lunghezza contenuta e il loro passo ridotto, non hanno alcun problema di circolabilità e grazie al telaio metallico sono ben stabili.

Come al solito, l’unica nota alquanto dolente è il prezzo, all’inizio abbiamo detto che in passato i carri di questo tipo erano stati riprodotti solo artigianalmente, ad ogni modo anche il prezzo del modello Os.kar è in linea con quello delle produzioni artigianali: ogni confezione infatti arriva a sfiorare i 100 euro (97,90 per la precisione), vale a dire quasi 50 euro a carro, cioè quanto una carrozza fino a pochi anni fa. Sono a nostro parere cifre eccessivamente esagerate, alla fine si tratta “solamente” di carri merci a due assi (di produzione, ovviamente, cinese), dettagliati quanto si vuole ma sicuramente meno complessi di una carrozza (e stendiamo un velo sul fatto che per i prezzi medi delle carrozze, ormai attestati sugli 80 euro, l’asticella sta venendo alzata verso i 100 euro).
Nonostante questo il successo di questi modelli sembrerebbe essere stato abbastanza buono (cosa peraltro non difficile dale le tirature limitatissime), specialmente per le versioni anni ’80-’90 che risultano esaurite presso diversi rivenditori, viceversa i carri ambientati in anni meno recenti e, all’opposto, quelli di RFI non sembra siano andati a ruba.